Relazione del presidente

Rudi Pavšič

Trieste – Narodni dom, 9 maggio 2003

Il Congresso regionale dell Unione culturale-economica slovena (SKGZ) vuole essere un opportunità per parlare di noi come dei protagonisti di un ampio processo di trasformazione sociale, caratterizzato da alcuni eventi di eccezionale importanza.
L ormai prossima adesione della Slovenia all Unione Europea ovvero il processo di allargamento con l entrata di dieci nuovi Paesi europei rappresenta anche per il nostro territorio una svolta epocale che ci pone di fronte ad una serie di sfide e ci detta nuovi e diversi modi di intendere il nostro ruolo. Ovvero ci induce ad abbandonare le tradizionali correnti di pensiero che comunemente guidano la vita delle nostre organizzazioni e non solo.
I nuovi processi di integrazione prendono forma proprio nel momento in cui la nostra comunità dopo decenni di sforzi trova riconoscimento attraverso ben due leggi nazionali: dapprima attraverso la legge 482 sulle comunità linguistiche in Italia e successivamente attraverso la legge 38 che si occupa espressamente della tutela della nostra comunità nazionale.
L adesione della Slovenia all UE e l adozione delle norme di tutela rappresentano dunque una sfida eccezionale ed impegnativa per tutti noi. Necessaria conseguenza di tali eventi sarà il definitivo commiato da quel sistema minoritario, che ha coinciso con un epoca che oggi è già storia, sebbene continui purtroppo a frenare la nostra volontà di sviluppo. La mentalità delle persone, anche in posizioni di spicco purtroppo, non riesce sempre a tenere il passo della storia contemporanea.
Non possiamo e non dobbiamo rimanere ancorati a modelli che non sono più né attuali né efficaci. Mi riferisco evidentemente alla nostra attività nel periodo, in cui la minoranza era parte o addirittura strumento dei grandi scontri e delle rivalità ideologiche – divisa al suo interno e fortemente, ma diversamente condizionata da fattori esterni nazionali ed internazionali: da un lato dalla maggioranza italiana, ma dall altro anche dal sistema socialista jugoslavo. Se come sloveni intendiamo mantenere la nostra identità nella nuova dimensione europea, allora dovremo compiere una serie di passi essenziali verso il superamento di chiusure non più attuali ed al contempo smettere di cercare sempre negli altri le cause delle nostre difficoltà. Anche il vittimismo è un comportamento che tra noi ha attecchito nello scorso secolo, sebbene vada riconosciuto che le ragioni per piangere certo non mancavano. Ma le lacrime oggi non fanno più presa
Dobbiamo tracciare la strategia per i prossimi decenni. Dobbiamo individuare le priorità e dobbiamo saperle realizzare. A tale scopo assieme alla Confederazione delle organizzazioni slovene (SSO) abbiamo deciso di organizzare una Conferenza programmatica. Si tratta forse di un atto che desta maggiori aspettative di quante se ne possano concretizzare. Tuttavia la Conferenza consentirà sicuramente di registrare più chiaramente la nostra reale situazione nei vari ambiti: dalla cultura al sociale, dall economia alle questioni giovanili. La Conferenza ci fornirà le necessarie informazioni per poter attivamente intervenire nella nostra realtà, effettuare una selezione positiva e tracciare più chiaramente il futuro comune. Ripeto, non ci facciamo illusioni in merito. Sotto molti aspetti dipendiamo infatti da una volontà politica esterna, che non siamo in grado di condizionare; e questo vale, forse a livelli diversi, tanto per l Italia quanto per la Slovenia. Tuttavia il successo della Conferenza dipenderà anche dalla forza che le due organizzazioni promotrici sapranno dimostrare nella realizzazione delle decisioni delineate o addirittura approvate. Poiché SKGZ e SSO non sono due Stati, ma soltanto due organizzazioni della società civile, esse dispongono come strumenti soltanto del dialogo e della paziente opera di convinzione nei confronti di vari soggetti, all interno ed al di fuori della minoranza. Ciononostante è nostra ferma volontà ridisegnare almeno parzialmente la nostra immagine e la nostra vita. Abbiamo l obbligo di farlo. Tuttavia sarà di fondamentale importanza anche la disponibilità da parte dei singoli soggetti all interno della minoranza e naturalmente delle nostre associate, a riconoscere ai direttivi di SKGZ e SSO l autorità di coordinare e se necessario di decidere in merito alle questioni cruciali.
Dicevo che dobbiamo fare qualcosa. Oggi disponiamo infatti di uno strumento estremamente potente per il raggiungimento dei nostri obiettivi e mi riferisco alla tutela di legge. La nostra lingua, la nostra cultura, la nostra economia, il territorio ed i centri d istruzione sono i pilastri portanti sui quali potremo costruire la nostra nuova casa slovena che non sarà più isolata in una landa sperduta. Anzi, auspichiamo che possa essere eretta vicino ad altre case in un grande villaggio, chiamato Europa. Ma questa casa dovrà essere strutturata razionalmente e non seguire soltanto lo slancio emotivo del momento. Dovrà dunque tener conto delle ragioni del cuore, ma anche delle argomentazioni della mente.
Avremo successo in questa impresa edilizia ? Ripeto: il suo esito non dipende soltanto da noi. Perché le cose vadano bene abbiamo bisogno dell aiuto e della comprensione altrui. Aiuto e comprensione che anche noi dobbiamo dimostrare nei confronti degli altri che assieme a noi costruiscono questo complesso abitativo al crocevia dell Europa allargata. Dunque non chiudiamoci in noi stessi e non cerchiamo di essere autosufficienti nel nostro piccolo mondo! A tal fine abbiamo già avviato un dialogo costruttivo con le comunità linguistiche a noi affini: dapprima con gli italiani d Istria e poi con i Friulani.
All inizio degli anni Novanta il naufragio della trilaterale tra Slovenia, Croazia ed Italia aveva infatti notevolmente raffreddato i nostri rapporti con la minoranza italiana. Certo non è stato un bene. Perciò nel corso dell ultimo anno, così come abbiamo fatto all interno della minoranza tra organizzazioni rappresentative, abbiamo intrapreso la via di una decisa e convinta collaborazione. I risultati non si sono fatti attendere. Ora sediamo assieme al tavolo di lavoro istituzionale, costituito tra Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e Repubblica di Slovenia. Assieme abbiamo elaborato una serie di progetti europei e pianifichiamo numerose iniziative culturali, sportive, artistiche ed economiche.
Operiamo dunque nello spirito della dichiarazione rilasciata dal Ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi in occasione della sua recente visita a Lubiana, che rappresenta un importante pietra miliare nelle prospettiva delle relazioni future. Perciò siamo assolutamente d accordo con lui, quando constata che le minoranze, quella italiana in Slovenia e quella slovena in Italia, rappresentano una grande ricchezza e che oggi le città come Trieste, Gorizia e Capodistria non sarebbero ciò che sono senza la presenza di nazioni e culture diverse. E quindi necessario creare un modello che garantisca l applicazione della medesima tutela dei diritti minoritari, soprattutto per quanto riguarda l uso della lingua.
Con la stessa convinzione abbiamo intrapreso la via della collaborazione con le organizzazioni friulane assieme alle quali ci adoperiamo a favore dell attuazione delle norme di tutela nell ambito etnico e linguistico.
I buoni rapporti tra Slovenia ed Italia significano per noi il punto di partenza per la nostra crescita e per la risoluzione delle questioni ancora aperte. La positività di questi rapporti contribuisce sostanzialmente al processo di integrazione europea e dunque di stabilizzazione della situazione socio-politica in Europa.
Ad un positivo sviluppo della collaborazione tra i due Paesi confinanti hanno indubbiamente contribuito alcuni provvedimenti che hanno rimosso i motivi di tensione lungo il confine. E qui mi riferisco nuovamente all approvazione della legge di tutela per gli sloveni ed alla legge sull indennizzo del danno subito dagli esuli relativo ai beni abbandonati. Ho voluto soffermarmi espressamente sulle note positive, sebbene nel concreto non vi sia un riscontro.
Il trend nei rapporti ha subito infatti una battuta d arresto e questo non fa bene a nessuno. Per quanto riguarda l applicazione della legge di tutela globale, le cose stanno andando molto a rilento ed a volte si muovono all indietro come i gamberi. Le coalizioni di centro-destra, soprattutto a Trieste, condizionano pesantemente le decisioni nella capitale, risultando di cruciale importanza per tutti noi. Come potremmo, diversamente, interpretare il decreto Scajola sulle carte d identità monolingui, tuttora in vigore, e la paralisi nell attuazione delle norme di tutela, soprattutto di quelle che non sono vincolate all attività del Comitato paritetico ovvero alla determinazione del territorio di applicazione della legge?
Ma anche la territorializzazione non procede come dovrebbe. Quest ultima è di fondamentale importanza per l applicazione a carattere globale della legge, strettamente legata al territorio in relazione ad alcuni punti irrinunciabili, quali ad esempio l uso della lingua nel pubblico (anche se non completamente), la visibilità della minoranza, l istruzione, ecc. Relativamente alla territorializzazione il maggior numero di questioni aperte c è stato e c è tuttora proprio a Trieste che rappresenta storicamente per gli sloveni in Italia, ma anche per tutti gli sloveni, il centro più importante. Basti ricordare che un tempo Trieste era per importanza la seconda città dopo Lubiana Ebbene, proprio la mancata metabolizzazione di questo passato e dei suoi simboli della discordia e ciò che rimane dello zoccolo duro del nazionalismo impediscono a Trieste di diventare una città normale, di essere ciò che è: una città dove vive una maggioranza italiana e dove vivono con le loro principali sedi ed istituzioni gli sloveni, assieme a tante altre nazionalità e religioni. L immagine più variegata e multiculturale di Trieste si esprime proprio nel suo centro cittadino, che purtroppo parte della maggioranza italiana continua a considerare off-limits alla luce degli scontri susseguitisi dall Ottocento fino alla fine del Novecento, causando anche moltissime vittime e sofferenze. La normalizzazione ed il riconoscimento di Trieste per ciò che è, significherebbe il superamento di quella barriera che ha impedito a tutti noi, sloveni e italiani, di godere di una migliore qualità della vita, di rapporti più cordiali e non da ultimo di uno sviluppo economico e culturale. Trieste è vecchia anche perché vuole rimanere vecchia e perché ha paura di guardare al passato con gli occhi delle generazioni di oggi, che sono più responsabili di ciò che sarà, piuttosto che di ciò che è stato.
Bisogna dunque creare le opportunità, affinchè la nostra Regione nello spirito dei sani processi di devoluzione assuma un ruolo più importante nello sviluppo dei rapporti con la Slovenia e le altre regioni nel contesto dell Europa allargata. Bisognerà darsi da fare, affinchè la filosofia, cui è stata improntata la legge sulle aree di confine, divenga funzionale ai nuovi tempi ed alle nuove aspettative.
In vista delle elezioni regionali, nelle settimane a venire ci confronteremo con scelte importanti. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di assicurare al più importante ente locale le migliori possibilità di svolgere il suo ruolo centrale nei nuovi processi di allargamento e di affermare la specialità, di cui gode soprattutto grazie alla presenza della nostra comunità nazionale e della minoranza friulana (con la quale a dire il vero rappresentiamo la maggioranza in Regione). Perciò ci risulta incomprensibile il rapporto spesso avaro della Regione nei nostri riguardi. Lo status di Regione a statuto speciale assicura a questo ente centinaia di milioni di euro di fondi di bilancio aggiuntivi, mentre la minoranza, alla quale va il merito di tale specialità, non ne ricava alcun beneficio. E nemmeno quando la minoranza si trovò in terribili difficoltà e per quasi un anno rimase senza aiuti finanziari, la Regione fece il suo dovere. Spesso abbiamo avuto l impressione che le nostre questioni siano diventate oggetto del mercanteggiare politico. Avvertiamo la mancanza di una politica programmatica nei confronti della questione minoritaria e non soltanto in relazione ai finanziamenti. Spesso sentiamo dire che la minoranza è una ricchezza per il Friuli-Venezia Giulia. E allora perché non ci hanno mai trattato come elemento importante della realtà regionale? Se rappresentiamo una ricchezza, perché non riscontriamo una doverosa comprensione del nostro diritto ad esistere e ad affermare il nostro ruolo? Come dobbiamo interpretare l abolizione delle Comunità montane e la propensione ad istituire un Parco del Carso, dove la componente slovena non abbia alcun ruolo? Perchè l SKGZ, che è un organizzazione rappresentativa ed ha tutte le carte in regola, è stata danneggiata, quando si è trattato di nominare i membri del Comitato paritetico? Ma potrei anche menzionare il mancato riconoscimento del Teatro stabile sloveno SSG e dell Unione delle associazioni sportive slovene in Italia-ZSŠDI.
Fortunatamente non ci sono soltanto zone d ombra nei rapporti tra minoranza e Regione. Purtroppo i momenti luminosi sono troppo pochi e sono spesso il risultato della buona volontà dei singoli piuttosto che di chiare scelte politico-amministrative.
Nonostante le numerose brutte esperienze intendiamo comunque costruire le nostre relazioni con le istituzioni pubbliche su basi positive, come quelle create a Gorizia, divenuta ormai il laboratorio delle nuova Europa. La collaborazione tra le due città sul confine, dove un tempo correva palpabile la cortina di ferro, offre oggi a tutti nuove sfide e nuove opportunità e non soltanto in campo infrastrutturale e sanitario. Il modello delle due Gorizie è diventato interessante per tutta Europa e da tutta Europa vengono da noi per studiarlo ed imitarlo.
Questa collaborazione contribuisce a dissipare i timori che ancora aleggiano tra la gente e che impediscono una normale e fattiva collaborazione tra maggioranza e minoranza. A Gorizia abbiamo ed hanno dimostrato che non si tratta di prevaricazione degli uni sugli altri. Ognuno rimane ciò che è, ma con una grande apertura intellettuale nei confronti dell altro del diverso, nella convinzione di poterci convivere in pace, come auspica uno dei dettami fondamentali della nuova Europa.
Si tratta dunque di una nuova concezione della vita, alla quale dalle nostre parti non è ancora stato riconosciuto ovunque il diritto di cittadinanza ; infatti, quotidianamente ci confrontiamo, oltre che con casi esemplari, anche con una miriade di iniziative, che sono l espressione della vecchia contrapposizione nazionale, ormai sorpassata e priva di senso.
Come ho già detto, la realtà triestina rimane problematica e complessa. Dopo l amministrazione Illy pensavamo che fossero passati i tempi in cui i potentati locali alimentavano il loro capitale politico con le argomentazioni di un accesa contrapposizione nazionale ed antislovena. Ma ci siamo sbagliati. Stiamo obiettivamente sperimentando un regresso nei rapporti. La sola memoria dei tragici eventi storici non consente una commemorazione rispettosa e veramente congiunta, nonostante le chiare parole dello stesso Presidente della Repubblica Ciampi. Anche quest anno a Trieste il 25 aprile è stato tutt altro che esemplare. La Provincia di Trieste, di testa sua, ha organizzato una cerimonia inaccettabile. Vi è stata una commemorazione ufficiale presso la foiba di Basovizza che de facto è stata abbinata a quella in Risiera. Trieste si è nuovamente spaccata in due schieramenti e proprio in occasione della Giornata della liberazione! Il centro-destra non è stato capace nemmeno di stigmatizzare adeguatamente il raduno pomeridiano dei naziskin presso la foiba, che ha rappresentato una massiccia e documentata apologia del fascismo, che in Italia è vietata per legge!
Ma noi non vogliamo una Trieste, dove ci si scontra e divide su quei valori che dovrebbero essere comuni a tutti i cittadini italiani, e faremo quanto in nostro potere, affinchè la nostra città sia diversa, europea ed aperta verso l Est, verso la collaborazione transfrontaliera e le nuove sfide infrastrutturali, offerte dalla realizzazione del Corridoio 5, dalla collaborazione tra i porti dell Alto Adriatico e dai tavoli di lavoro FVG-Slovenia.
Inoltre, dobbiamo compiere un ulteriore passo rispetto alle istituzioni comunali, provinciali, regionali e nazionali su un piano più spiccatamente politico. Si tratta di un ulteriore mossa volta alla creazione di quella società del dialogo, capace di superare antiche divisioni, barriere e sofferenze. Tuttavia dobbiamo comprendere che la società del dialogo si basa su premesse chiare, ma soprattutto che il dialogo non deve essere fine a se stesso. Al dialogo devono fare seguito azioni concrete, che ci attendiamo anche dai nostri interlocutori. Ma proprio ai fini di questo dialogo riteniamo di non avere un organo essenziale: un organo di rappresentanza della minoranza vero e riconosciuto. Non possiamo continuare a presentarci da Roma a Lubiana in un gruppo che assomiglia più a una comitiva di gitanti piuttosto che ad un serio organo di rappresentanza. L SKGZ ha più volte proposto di costituire una rappresentanza, eletta sia dagli amministratori pubblici sloveni che dalle organizzazioni della società civile. Tuttavia non abbiamo mai concluso nulla di concreto. Purtroppo la maggioranza dei partiti e delle componenti slovene al loro interno non è stata entusiasta della nostra proposta e non ha nemmeno indicato un alternativa; la proposta ha invece riscosso notevole interesse tra gli amministratori pubblici. Spesso non riusciamo proprio a comprendere l atteggiamento dei partiti, poichè i rappresentanti dell SKGZ e dell SSO si trovano non di rado a dover presenziare a riunioni e incontri di natura prettamente politica e dopo aver assolto ai loro doveri riescono a guadagnarsi, oltre a qualche vignetta satirica, persino i rimproveri dei partiti che però al momento opportuno sanno eclissarsi Con ciò voglio dire che da parte dei diretti interessati ci meritiamo almeno una risposta, che non sia soltanto un fumoso giro di parole. Ma ecco che qui si schiude tutto un capitolo sui rapporti tra organizzazioni della società civile e partiti politici. I due termini vengono definiti in una lunga serie di dissertazioni che non starò qui a riassumere. Sappiamo tuttavia che i ruoli delle organizzazioni della società civile e dei partiti politici non sempre coincidono ed è bene che sia così. Qui mi riferisco ai sindacati ed a tutta una serie di associazioni professionali e di categoria. Riteniamo invece che una società civile articolata e ben organizzata sia essenziale per la democrazia. Perciò riteniamo che la società civile possa essere una potente forza propulsiva per i partiti e le coalizioni politiche, che poi assumono la guida dello Stato e delle sue istituzioni. In fin dei conti tra noi sloveni in Italia sono finiti i tempi in cui le nostre organizzazioni, istituzioni e partiti intrattenevano rapporti tipicamente diplomatici . E sono finiti anche i tempi in cui all interno della minoranza si poteva pensare in termini di chi riuscirà a prevalere sull altro e ad estrometterlo. Se c è ancora qualcuno che ragiona in questo modo, sbaglia di grosso.
Viviamo dunque in un epoca di eccezionali cambiamenti storici. Mi rendo conto che nel mio intervento sto ripetendo questa frase come un ritornello, ma alcune sottolineature sono necessarie. Questi cambiamenti non rappresentano soltanto una mera operazione economica, bensì un vero e proprio sconvolgimento, particolarmente nella concezione culturale, politica e psicologica di noi stessi e di ciò che ci circonda. Di fronte al dilemma, se seguire i nuovi processi da protagonisti oppure difenderci da essi chiudendoci in noi stessi, la maggior parte della gente, ma anche degli uomini di cultura e dei politici ha deciso di cogliere questa storica opportunità e di intraprendere una nuova via.
Tuttavia integrazione non significa necessariamente omologazione. A tale proposito sono di nuovo assolutamente d accordo con quel grande e convinto europeista, qual è il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Dall alto della sua eccellente esperienza egli ripone grandi aspettative nella nuova Europa ed al contempo afferma con orgoglio la propria appartenenza al popolo italiano. Allo stesso modo anche noi, cittadini italiani di nazionalità slovena, affermiamo con orgoglio la nostra appartenenza nazionale slovena. Vogliamo costruire un nuovo spazio ed un nuovo stile di vita, dove il reciproco riconoscimento dell identità sostituisca la logica dell esclusione. Da questa prospettiva vanno dunque interpretati i diritti che la Costituzione italiana sancisce a favore della minoranza slovena e delle minoranze in genere. A questo noi sloveni facciamo riferimento, quando chiediamo il rispetto delle leggi di tutela. Ci è dunque completamente estraneo il falso dibattito sul bilinguismo , che particolarmente a Trieste costituisce una tormentata eredità ed un abitudine a travisare le cose, tipica dello scorso secolo. Non permettiamo che ci vengano messe in bocca parole e richieste che non abbiamo mai pronunciato!
Se parliamo di tendenza a travisare i fatti, allora dobbiamo accennare anche al concetto di memoria, che va di pari passo con il concetto di storia. E un dato innegabile che le diverse identità presuppongono anche diverse memorie, avvenimenti, sentimenti, traumi personali e familiari. Ma nella società del dialogo sono necessari il confronto, lo scambio di opinioni ed il dibattito. Ognuno ha diritto alla propria memoria ed ha diritto di prenderne le difese. Questo però non presuppone l odio! Il collante deve essere comunque una comune scala dei valori basata necessariamente sui valori dell antifascismo e della Resistenza, che sono patrimonio dell Europa occidentale e che oggi coincidono con il rifiuto di qualsiasi tipo di nazionalismo, xenofobia e razzismo. D altra parte questi valori sono inequivocabilmente sanciti dalla Costituzione italiana.
L SKGZ sostiene l impegno al dialogo senza condizionamenti e senza pregiudizi, senza timori e senza rimorsi di coscienza, nella convinzione che in questo modo potremo dar vita ad una visione del futuro che non si basi su effimeri interessi politico-partitici o facciate inconsistenti. In fondo siamo stati in grado di dimostrarlo all interno della stessa minoranza, dove siamo riusciti a superare gli alti steccati della divisione e dell incomprensione. Da questo punto di vista la nostra collaborazione con l SSO rimane strategica. Ma è essenziale crescere insieme e condividere equamente onori ed oneri, di oggi e di domani. Collaborazione non significa omologazione e livellamento delle differenze e dei pensieri. Collaborazione significa forza per il futuro o forza del futuro, al cui richiamo non possiamo sottrarci. Il carro che conduce verso nuovi orizzonti, deve essere però trainato da entrambi e con pari energia, perché altrimenti uno dei buoi stramazzerà oppure il movimento rallenterà. Anche la sinergia necessaria al traino è solo questione di mettersi d accordo, ma è certamente indispensabile.
Dunque, per quanto ci riguarda, le cose sono chiare: parole e fatti hanno per noi un significato univoco, senza mille sfumature e accezioni. Crediamo nei grandi cambiamenti storici e non nelle trasformazioni minimaliste, finalizzate a far sì che tutto cambi, perché nulla cambi. Le nuove sfide, le aperture, la collaborazione dentro e fuori la minoranza avvengono nella nuova Europa, che è un dato di fatto, ma che si sfascerebbe, se non ci fossero le minoranze e se prevalesse il dominio di Uno su tutti, cancellando il variopinto mosaico europeo delle lingue, delle tradizioni e delle aspirazioni per un futuro migliore.
Cari ospiti, delegate e delegati!
Ripeto: l adesione della Slovenia all Unione Europea significherà anche per noi un evento storico eccezionale e un opportunità di nuovi, migliori e più proficui rapporti.
Come immaginiamo la collaborazione con la nazione di appartenenza? Prenderò a prestito le parole del Presidente Kučan che in un intervista per il Primorski dnevnik ha dichiarato che la Slovenia, quale nazione d appartenenza di tutto il popolo sloveno, è responsabile della situazione, dei diritti ed anche della tutela delle comunità minoritarie slovene nei Paesi confinanti. Questo non è soltanto un suo dovere costituzionale, ma anche morale. I rapporti di forza interni tra partiti sloveni devono fermarsi al confine. Oltre deve estendersi soltanto l interesse e la responsabilità dello Stato. Rimane tuttavia da appurare, se anche la minoranza sia abbastanza matura da presentarsi compatta rispetto alla nazione d appartenenza e da sottoporle proposte e richieste all unisono. Naturalmente questo vale anche per la presenza della minoranza ed per i suoi rapporti con gli organi dello Stato in cui vive. Comunque per quanto riguarda la Slovenia, non abbiamo ancora smussato tutti gli angoli.
Soprattutto nell ambito culturale-linguistico sarà necessario gettare nuove basi per la collaborazione e la complementarità tra minoranza e Slovenia, che assieme devono ricollocare al centro dell attenzione il concetto di spazio culturale sloveno e provvedere a concretizzarlo. Tale spazio culturale dovrebbe trovare la sua valenza nel Programma culturale nazionale sloveno, che dovrà essere elaborato in modo tale da non fermarsi proprio su quel confine che ora sta scomparendo. Il Programma culturale nazionale sloveno dovrà necessariamente abbracciare tutta la nazione slovena e non soltanto gli sloveni che vivono all interno dei confini di Stato della Slovenia.
Questo principio dovrebbe essere applicato alla lingua ed alla cultura, ma anche alle altre attività sociali, soprattutto a livello economico. Anche da questo punto di vista lo spazio nazionale sloveno sta cambiando rapidamente. Proprio la sua periferia, di cui fa parte anche il territorio d oltreconfine, sta assumendo un immagine completamente nuova. L entrata della Slovenia nell Unione Europea determinerà in quest area comune una progressiva cessazione degli effetti prodotti dal confine, che divide anche in termini economici. Ne consegue che da questo processo dovrebbero derivare tutta una serie di collegamenti strategici tra soggetti economici sloveni di qua e di là dal confine. Sarà sempre più importante il consolidamento dei contatti economico-commerciali tra area slovena e Italia con un ruolo attivo nell indirizzo dei flussi finanziari che dovrà essere svolto dai soggetti sloveni. Il buon esito di questo tipo di riflessioni richiede necessariamente il mantenimento di una presenza di istituti di credito e finanziari nell area frontaliera. Soprattutto nei centri maggiori, quali Trieste e Gorizia, è necessario consolidare la nostra presenza economica. A tale scopo reputo essenziale l aggancio dell economia della minoranza slovena in Italia alle strutture economiche slovene. Soltanto così riusciremo a creare quel mercato unitario, che rappresenta l unica garanzia di poter efficacemente competere con le altre e più aggressive aree economiche nei Paesi contermini. Se sapremo cogliere nel modo giusto le prospettive di questa filosofia economica, alle minoranze slovene nei Paesi vicini sarà assicurata la sussistenza nazionale ed economica, che ci renderà orgogliosi ed economicamente autonomi, così da non essere costretti ad andare sempre in giro con la mano tesa.
Signore e signori, la mia relazione volge al termine.
Nella giornata di domani, durante la prosecuzione del congresso, avremo l opportunità di approfondire parecchie tematiche attinenti alla nostra organizzazione, alla sua collaborazione con gli altri, alle organizzazioni aderenti ed ai rapporti all interno della minoranza. Perciò invito i delegati ad esporre nella sessione di domani che si terrà ad Aurisina, i loro punti di vista e se necessario anche le loro osservazioni critiche, perché unendo le nostre forze si possano delineare con più efficacia piani e propositi per il futuro. Domani avremo anche occasione di discutere la nostra efficacia interna ed i metodi di lavoro, che naturalmente da ogni punto di vista non potranno prescindere dai principi di responsabilità, trasparenza ed apertura verso opinioni diverse e magari critiche.
Prima di passare la parola agli ospiti, in occasione di questo Congresso e dopo un periodo piuttosto difficile, sono lieto di poter comunque constatare che l SKGZ è ancora al centro degli avvenimenti. Dobbiamo esserne orgogliosi! Avviamoci assieme lungo la nuova via! Facciamo sì che la nostra organizzazione, la minoranza ed il mondo abbiano la forza del futuro!